Danilo Bolognesi
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Da visitare.
Il palazzo del Comune è un edificio dalle forme tardo rinascimentali, situato all'angolo sud-est della centralissima piazza Garibaldi a Parma. Il palazzo, interamente realizzato in laterizio, si innalza su alti portici, noti in città come "Voltoni del Grano", in quanto ospitarono quasi ininterrottamente per secoli il mercato del grano, fino al 1908.Tra il 1887 ed il 1976 furono affisse ai pilastri numerose lapidi in marmo e pietra commemorative degli eventi storici cittadini e nazionali, tra cui quella in onore dei caduti d'Africa, realizzata da Alessandro Marzaroli nel 1903, e quella dedicata a Giuseppe Mazzini, opera di Giovanni Chierici del 1887. Restaurati interamente nel 2007, i Portici del Grano sono oggi utilizzati periodicamente come sede di esposizioni ed eventi.La mole massiccia dell'edificio è alleggerita dalla presenza di numerosi riquadri, paraste e nicchie, tipici dello stile rinascimentale, che, seppur incompiuti, arricchiscono le facciate, oltre che dai due monumenti collocati verso piazza Garibaldi e verso la chiesa di San Vitale.L'interno, raggiungibile attraverso uno scalone affrescato, ospita molteplici opere di valore, tra cui dipinti di Annibale Carracci, di Ilario Spolverini e di Gervasio e Bernardino Gatti. l grande ambiente destinato alle riunioni del Consiglio comunale fu completamente ristrutturato a partire dal 1880, in seguito alla crescita del numero dei rappresentanti cittadini. Nel 1883, terminata la risistemazione dell'anticamera, il Consiglio affidò l'incarico della decorazione della sala al noto scenografo fidentino Girolamo Magnani, al quale si affiancò il pittore Cecrope Barilli; i lavori terminarono nel 1885, mentre gli arredi lignei, realizzati su disegno del Magnani, furono completati l'anno seguente.
Il salone rettangolare è ricoperto da una volta a padiglione, interamente affrescata, raffigurante una finta architettura in pietra serena, con decorazioni in monocromo, che inquadra due grandi rettangoli in sommità e una serie di lunette ai lati.Tre risultano le fittizie chiavi di volta; le due estreme sono contornate da quattro medaglioni rappresentanti gli Uomini Illustri della città: a nord Alessandro Farnese, Giuseppe Verdi, il Parmigianino e Jacopo Sanvitale, a sud Angelo Mazza, Paolo Toschi, Macedonio Melloni e Giacomo Tommasini; attorno ad essi sono rappresentate altrettante figure femminili allegoriche delle virtù: a nord la Temperanza, la Prudenza, la Fermezza nella battaglia e la Forza del diritto, a sud la Giustizia, la Fermezza nelle decisioni, la Ponderatezza e l'Abbondanza.Le due lunette dei lati più corti raffigurano rispettivamente lo scudo crociato, stemma della città, sostenuto da una coppia di putti, e la rappresentazione allegorica del torrente Parma.I due grandi riquadri centrali e le quattro lunette sui lati lunghi, dipinti da Cecrope Barilli, celebrano la città di Parma. In sommità a nord è rappresentata la distruzione nel 1248 da parte dei parmigiani di Vittoria, la città-accampamento edificata dall'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia durante l'assedio di Parma; a sud è invece raffigurato il plebiscito del 1860 che sancì l'annessione del ducato di Parma e Piacenza al Regno d'Italia.
Le lunette illustrano rispettivamente le caratteristiche del territorio: la Musica e le Arti, la Fecondità dell'agricoltura in primavera ed estate, la Fecondità dell'agricoltura in autunno e l'Attività serica ed infine la Matematica, la Geometria, l'Astronomia e la Medicina.[8]
Le pareti sono decorate con serie di cornici in stucco che inquadrano finti marmi rossi e neri, realizzate su disegno del Magnani, che si occupò anche del progetto delle elaborate appliques in ottone e del grande lampadario centrale.[8]
Sui quattro lati sono infine disposti gli scranni lignei originari, intagliati dal falegname Pietro Zinelli su indicazione dello scenografo.